BUONGIORNO
12/03/2013
Indignados in doppiopetto
MASSIMO
GRAMELLINI
Si fa presto a dire Sudamerica. Certe cose
non succedono più nemmeno lì.
Sembra l’ultima scena del «Caimano» ma
senza il Caimano, impegnato a recitare Polifemo in una fiction sulle visite
fiscali. O forse è un cinepanettone fuori stagione, «Ultime vacanze a Bananas»,
con Danny De Vito nei panni stropicciati di Scilipoti e l’inimitabile Santanché
nel ruolo di se stessa.
La storia di 150 parlamentari, eletti per
ridurre le tasse ai lavoratori e restituire l’Imu ai pensionati, che invece
marciano compatti sotto un tribunale della Repubblica.
Pur di rivendicare l’impunità del
proprietario del loro partito, contrabbandata per emergenza nazionale.
Mi piacerebbe conoscere il parere di chi
li ha votati. Immagino che avrebbe preferito vederli manifestare davanti a una
fabbrica chiusa o a un ufficio di Equitalia fin troppo aperto. Il destino
personale del Divo Silvio toglierà forse il sonno alla famosa casalinga di
Retequattro, ammesso che esista, ma agli altri? Quelli che lo hanno scelto
perché le alternative erano Monti e Bersani potranno anche non andare pazzi per
i metodi della Boccassini, ma si identificano davvero nella parabola
giudiziaria di un singolo uomo e nella rabbia obbediente dei suoi centurioni?
Se è così, siamo perduti. Se un terzo abbondante del nostro Paese è seriamente
convinto che il problema più importante, il primo di cui occuparsi, non sia il
lavoro che latita o la corruzione che esagera ma l’iter processuale di
Berlusconi, significa che stiamo smarrendo la speranza: non di formare un
governo, ma di rifondare una comunità.
Non so se sia vero che il Capo aveva
sconsigliato la marcia dei suoi indignados in doppiopetto sotto il Palazzo di
Giustizia. A occhio (l’altro, naturalmente), sembrerebbe la classica pantomima
padronale a cui ci ha abituato da vent’anni: io non volevo, ma loro mi hanno
disobbedito per troppo amore. Chiunque abbia cercato di dissuadere i
berluscones da questa piazzata ne aveva però visto le conseguenze politiche
irreparabili. Adesso chi accetterà di votare un governo, ma anche un Presidente
della Repubblica e una legge elettorale, insieme con dei parlamentari che sono
entrati in massa dentro il tribunale di Milano e si sono messi arrogantemente
in posa sotto la foto di Falcone e Borsellino? Come puoi giocare a calcio con
uno che ti urla in modo intimidatorio che l’arbitro è venduto?
Le immagini di Brunetta e Scilipoti in
occhiali da sole sui gradini del tribunale simbolo di Tangentopoli hanno fatto
il giro del mondo e sono tornate qui, sotto i nostri sguardi sgranati. Fra due
settimane toccherà ai parlamentari di Grillo marciare in Valle di Susa al
fianco dei No Tav. La motivazione è diversa e più nobile (non foss’altro perché
riguarda un interesse collettivo e non individuale), ma resta il fatto che due
dei tre gruppi più folti del Parlamento si scagliano in massa come falangi nei
punti caldi dell’Italia smarrita, dilatando mediaticamente lo scontro sociale
anziché tentare di ricomporlo nel luogo deputato, per frequentare il quale
erano stati votati. E il Pd si ritrova sul campo da solo, diviso come sempre in
due squadre che giocano a chi fa più autogol.
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