"Ho evidenziato
le lacune delle vecchie amministrazioni, con debiti fuori bilancio, ho messo
mano ad abitudini poco ortodosse che c'erano negli uffici, ma non avevo messo
in conto di rischiare la vita". Così il sindaco di San Giovanni in Fiore,
Antonio Barile, del Popolo della Libertà, spiega l'escalation di intimidazioni
e minacce che lo ha per protagonista da oltre un anno, allorquando, nel
dicembre del 2011, i bulloni di tre ruote della sua auto vennero allentati da
sconosciuti. Due settimane fa, la notte di Natale, l'incendio della casa di
villeggiatura. Poi un furto in casa della madre: "Per i fatti dello scorso
anno – afferma Barile - non si e' saputo nulla. E inoltre le misure di
sicurezza adottate per me non sono state sufficienti - denuncia ancora Barile -
Dopo l'incendio, che ci ha lasciato molto scossi, avevo chiesto una macchina
dei carabinieri che stazionasse davanti alla mia casa durante la notte. Fino ad
ora l'auto c'e' stata ma non interamente dedicata a questo servizio: se e'
necessario intervenire per altre emergenze lascia la postazione. A oggi, non mi
ha convocato nessuno. Qualche giorno fa mi sono presentato in prefettura,
insieme ai consiglieri comunali, ma il prefetto non c'era e siamo stati
ricevuti dal viceprefetto. Ho lamentato il fatto di non avere avuto risposta
adeguata alle mie richieste. Secondo loro le misure adottate sono sufficienti.
Ho detto che a queste condizioni io non ci sto. Sono psicologicamente provato.
Mi prendero' qualche giorno per decidere. Al di la' delle risposte, potrei
anche mollare".
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